giovedì 16 gennaio 2014

Top six: i miei libri "preferiti"

by Sister Of Demons

L'altro giorno mi è venuto in mente che non mi ero mai veramente fermata a riflettere su quali fossero i miei libri preferiti. Innanzitutto la nozione di "preferito" è un concetto assai labile nella mia testa. Quelli che seguono (in ordine alfabetico) sono i sei libri che mi sono balzati subito alla mente nel momento in cui ho scritto il post e non sono incisi nella pietra. La "classifica", anche se poi il termine è improprio visto che è più che altro una sorta di lista, è in continuo movimento. Non sono incluse le saghe e i classici, su cui ho intenzione di pronunciarmi presto in futuri post. Dando una rapida occhiata si evince che è tutta roba fantasy (o urban fantasy) con una spruzzata di horror e un pizzico di realismo. Gli autori sono tre britannici, due americani (anglofilia allo stato puro, con una lecita incursione nelle "Colonie di Sua Maestà!) e un tedesco. Le composizioni di autori italiani mi fanno generalmente storcere il naso (tranne rarissime eccezioni) e devo dire che la roba italiana spesso la evito, trovandola, nel migliore dei casi, autoreferenziale e pomposa (e poi qui parliamo di anglofilia!).
Arrivando al dunque, ecco la mia top six, lista, vademecum, quello che è.

1)American Gods (“American Gods”, 2001) - Neil Gaiman
Qui il buon caro Neil presenta la storia di un "predestinato" a cui capitano cose abbastanza inspiegabili, che lui arriva ad accettare con mirabile "grazia". Ciò che mi piace del romanzo, è la proposizione di una cosmogonia particolare, non particolarmente ingegnosa o originale, ma sempre coerente. A Gaiman non sfugge praticamente nessuna religione (politeista o monoteista che sia) e nel libro si possono trovare rappresentanti del pantheon egizio e nordico (quest'ultimo ha un ruolo determinante nel romanzo) e anche divinità dei nativi americani e altri dèi decisamente più mainstream. Il succo della questione è che tutte le divinità esistono essenzialmente perché gli uomini le pregano e credono in loro, ma i vecchi, classici e rassicuranti dèi stanno per essere scalzati dai nuovi, il Dio Denaro su tutti.


2)Elantris ("Elantris", 2005) - Brandon Sanderson
Il primo autore americano della mia lista è noto ai più per aver completato la saga "La Ruota del Tempo" del fu Robert Jordan ed Elantris è il suo romanzo d'esordio. Si tratta di un fantasy che si sviluppa in un unico corposo volume: niente sequel e niente prequel, pane al pane e vino al vino. La vicenda ruota attorno alla decaduta città di Elantris e ai suoi disgraziati abitanti, che ghettizzati dagli altri cittadini del regno, si organizzano e si ribellano al potere costituito, ristabilendo l'ordine e la democrazia. Un fantasy con tematiche classiche, che tuttavia è privo dei soliti cliché del genere, con protagonisti grandemente "difettosi". È quasi una sorta di "elogio del diverso" e proprio la diversità intesa come qualità positiva è la chiave di risoluzione di tutte le "tragedie" dei protagonisti.


3)Il Mulino dei dodici corvi ("Krabat", 1971) - Otfried Preußler
Ambientato nella Sassonia del XVII secolo, il libro è il più famoso dell'autore tedesco e sì, è un libro "per ragazzi". Nonostante questo è comunque triste, carico di morte e ha passaggi che mettono i brividi. Le tematiche trattate non sono a mio parere completamente apprezzabili da bambini e adolescenti, pur essendo lo stile semplice e diretto. I personaggi sono poco tratteggiati (anche se le personalità sono varie, tutte differenti) e il lettore si affeziona poco, il che è un bene in quanto buona parte di loro va incontro a una morte precoce e cruenta.
Il finale è un po' mandato in vacca dal fatto che l'amore vince sul male, ma insomma, dopo che hai ammazzato tre quarti dei personaggi, pensi che i superstiti debbano avere uno straccio di lieto fine.

4)La vendetta del diavolo ("Horns", 2011) - Joe Hill
Joe è il secondo autore statunitense della top six, figlio d'arte (il suo augusto genitore è Stephen King) e a mio parere molto talentuoso. Il libro è raccontato dal punto di vista di un "cattivo", un bravo ragazzo andato a male, per così dire, che ha cominciato a darsi all'alcolismo e al turpiloquio. La storia è tutta incentrata sull'omicidio della ragazza del protagonista (di cui lui è accusato, pur essendo innocente), ma la cosa interessante del romanzo, è che non è un crime classico, infatti l'assassino viene apertamente rivelato dopo poche pagine. Il punto saliente della questione è la "trasformazione" del protagonista, da golden boy a reietto nel giro di un secondo.  Nonostante l'ambientazione horror di fondo, l'autore mette in bocca al suo personaggio principale delle splendide riflessioni sulla fede, sulla dicotomia tra bene e male, sull'eterna lotta tra Dio (visto come un essere freddo e scostante, giusto fino al punto di diventare, paradossalmente, ingiusto)e il Diavolo (presentato non di certo come il soggetto da adorare, ma come essere a cui i deboli si affidano in quanto "consolatore" di fronte alla freddezza del Padre). La cosa bella è che alla fine il "male" vince, e il lettore non può che esserne compiaciuto.


5)London ("London", 1999) - Edward Rutherfurd
Libro che racconta la storia della città di Londra a partire, letteralmente, dal Big Bang. Non vi è un vero e proprio protagonista e nemmeno una vera e propria trama, ma il tomo comunque non risulta mai noioso. Il romanzo è suddiviso in capitoli che rappresentano le differenti epoche storiche, fino ad arrivare al XX secolo. Il lettore si immerge nella storia della City e assieme ai protagonisti assiste all'invasione dei Romani, si ubriaca nelle bettole più malfamate, applaude agli spettacoli teatrali di Shakespeare, passa una giornata in compagnia di nobili e di criminali. Non mancano capitoli spiritosi, come quello narrato dal punto di vista di un cane, e capitoli toccanti, come quelli dedicati ai sopravvissuti dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. L'ultimo capitolo mostra l'evento di uno scavo archeologico, che strato dopo strato riporta alla luce reliquie viste nel corso di tutto il romanzo, dalle monete romane fino alle pipe fumate dagli inglesi a teatro.


6)The Heroes ("The Heroes", 2011) - Joe Abercrombie
The Heroes è uno stand alone, ma in realtà è ambientato nell'universo fantasy che Abercrombie ha sviluppato nella trilogia della Prima Legge. Joe recupera alcuni dei personaggi della suddetta trilogia e li utilizza per raccontare una vicenda ambientata diversi anni dopo la conclusione della sua storia principale, che non occorre aver letto per apprezzare The Heroes. Anche qui i cliché del genere vengono ripresi e non semplicemente ribaltati, ma addirittura ridicolizzati. I protagonisti sono sporchi, brutti e cattivi. Se restano vivi comunque non hanno un lieto fine, al contrario patiscono umiliazioni e sofferenze per il puro sadismo dell'autore. L'unica pecca di Abercrombie è l'inconsistenza dei suoi personaggi femminili, insipidi al meglio, che paragonati alla caratterizzazione pressoché perfetta di quelli maschili rendono l'equilibrio della storia precario in alcuni punti. Nonostante questo però non si avverte una misoginia o un odio per la donna, semplicemente è tutto calcolato e il lettore alla fine si accorge che anche a questo c'è una spiegazione.



Avrei concluso. Noto che i protagonisti di tutti i romanzi sono sfigati e/o iettatori. Bene. Le cose facili, rosa e zuccherose non mi piacciono. O volano teste o niente.

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