domenica 2 febbraio 2014

Coriolanus: Live from the Donmar Warehouse

Al grido di "Sì, invidiatemi, io l'ho visto nell'unico cinema di Italia in cui l'hanno trasmesso", ho pensato di fare un post sulla mia esperienza: la diretta satellitare del Coriolanus del Donmar Warehouse Theatre di Londra.


Credo che il National Theatre Live sia una delle iniziative culturali più interessanti che abbia mai visto: sostanzialmente, live o in differita, le produzioni più famose o di successo del National Theatre di Londra ("quel blocco di cemento orribile sul Tamigi pieno di meraviglie" come lo chiamo io) o di altri teatri ad esso "affiliati", vengono trasmesse nei cinema del Regno Unito e di tutto il mondo. 
Cercate sul sito http://ntlive.nationaltheatre.org.uk/ le produzioni nuove e vecchie e i broadcast più vicini a voi - NTlive è in parte trasmesso da Nexo Digital in Italia, ma non tutte le produzioni.
Non è la prima volta che assisto al broadcast di un'opera teatrale: ho visto Frankenstein di Danny Boyle (due volte, la prima richiese persino il "pellegrinaggio" a Faenza), The Audience con Helen Mirren (una live e una differita), Romeo and Juliet del Globe Theatre (produzione 2009), Macbeth con Kenneth Branagh e Hamlet con Rory Kinnear.





Per quanto riguarda il Coriolanus, naturalmente l'idea di veder recitare a teatro Tom Hiddleston, nuovo favorito nella mia rosa di attori preferiti, e Mark Gatiss, da tempo nel mio piccolo olimpo attoriale, era veramente allettante. Purtroppo, di fare la "capatina" a Londra non c'era speranza, tra la pecunia sempre scarseggiante e il lavoro assai precario, per cui ero, lo ammetto, molto triste. Non conoscevo l'opera, se non per sentito dire, e nei riguardi del film di Ralph Fiennes, che ho lasciato miseramente a 20 minuti dall'inizio, nonostante Gerard Butler e il mio sempre amato James Nesbitt. 

Quando infine è stato annunciato che il Cinema Teatro Tiberio di Rimini, piccolo cinemino parrocchiale nel pittoresco borgo di pescatori riminesi che è San Giuliano, non stavo più nella pelle! Naturalmente, qualche altra pazza/fangirl Hiddlestoniana ha fatto trasferte da Roma, Firenze e Bologna, con qualche malcapitato fidanzato, e il cinema era mezzo pieno!


Il Tiberio: Carino, eh? (come diceva sempre il mio prof di laboratorio alle superiori)


Come molte produzioni dell'NTlive, il Coriolanus è iniziato con un piccolo documentario sul dietro le quinte della produzione, ed essendo il Donmar un teatro molto particolare, vi direi due parole proprio su quello. Il palco del Donmar consta in una sorta di quadrato dai 5 agli 8 metri per lato visto così ad occhio, con 251 posti totali intorno. Era un ex magazzino di banane e generi simili - non per niente il nome è rimasto Donmar Warehouse - e si trova dall'altra sponda del Tamigi rispetto al West End, e più precisamente a Covent Garden. 

Riuscire a rendere il Coriolano di Shakespeare, una delle ultime tragedie scritte dal Bardo e in cui è insita una certa grandiosità ed epicità, in uno spazio piccolo e principalmente spoglio è difficilissimo, una sfida che pochi si sentirebbero di affrontare. Per quanto mi riguarda, l'esperimento è più che riuscito.





Innanzitutto, l'uso dello spazio durante l'opera: molto spesso gli autori sono in scena, ma dietro una sorta di "quinta immaginaria". Viene disegnato all'inizio un quadrato sul palco, con della tintura, per delimitare uno spazio entro il quale le scene domestiche vengono recitate, mentre molto spesso tutto il resto del cast è sistemato sul fondo, seduto su normali sedie. L'uso di queste sedie, delle scale (semplici pioli fissati al muro per lo più), del muro stesso del warehouse dipinto, disegnato con graffiti, nonché l'uso di detriti e acqua dall'alto della scena, creano una suggestione che ricorda più il teatro contemporaneo che Shakespeare ma che personalmente mi hanno colpito moltissimo. Vedere Tom Hiddleston comparire in scena coperto di sangue, tanto sangue da macchiargli i denti mentre parla, è stata una cosa molto, molto intensa, così come vedere il lavoro dei truccatori per le sue ferite da battaglia, tanto che la scena in cui si lava di questo sangue mi ha dato un senso di bruciore e fastidio, proprio quello che si proverebbe lavando una ferita aperta e sanguinante.


Copyright: Johan Persson 


Copyright: Johan Persson 

Per quanto riguarda gli interpreti non mi sento di dire che qualcuno di loro è stato marginale. Tom Hiddleston interpreta il protagonista, questo Caio Marzio Coriolano (Caius Martius Coriolanus), in una maniera estremamente onesta: è un personaggio con cui è difficile empatizzare, è un soldato perfetto, e un politico disastroso, una persona che non sa accattivarsi le persone, e che per la maggior parte ha idee praticamente fasciste. Eppure, non si può che osservare l'entusiasmo e la ferocia in quel viso (a mio parere cesellato dagli Dei - ma io sono io), la forza e l'implacabilità nel suo sguardo e infine la commozione nei suoi occhi e quella dimensione in cui non si recita più, ma si è. Hiddleston è riuscito a creare un personaggio a tutto tondo nonostante le caratteristiche e personalità così estreme di Caio Marzio, un Dio Marte sul campo di battaglia, chiamato Coriolano in onore della sua vittoria sulla città dei Corioli, ma solo un uomo di fronte alle proprie debolezze.


Copyright: Johan Persson 
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Mark Gatiss nel ruolo di Menenio Agrippa (Menenius) è la figura autorevole eppure accessibile, il padre putativo o mentore della situazione, colui che sa quando parlare e quando tacere, che alza la voce solo quando necessario, se non quando si tratta di Coriolano: non è un essere meschino e calcolatore, è colui che cerca di riportare il soldato alla vita civile, che cerca di elevarlo per i suoi meriti ma in effetti non è in grado di capire che lui sta cercando di cambiarlo, quando invece crede di dover far emergere un qualcuno che in effetti Coriolano non è mai stato, ovvero il console e il politico, non il soldato.
Copyright: Johan Persson
Hadley Fraser interpreta il ruolo di Aufidio, nemico mortale di Caio Marzio, che poi diventa in parte suo alleato ma che infine è la mano che lo ucciderà. Il ruolo non è presente per tutto il tempo in scena, e necessita di un interprete più che all'altezza. Fraser fa il suo dovere e molto di più: crea la sensazione di minaccia, di pericolo, ogni qual volta il suo personaggio entra in azione. Aufidio è un guerriero, un guerriero molto più onesto con il suo ruolo di quanto non lo sia Caio Marzio: è un soldato che fa il soldato, un generale che non si da alla politica, un uomo intelligente quanto semplice e più rozzo forse. La vendetta è ciò che lo spinge, e si nota dalla presenza più intensa della rabbia più o meno repressa che contiene in sé e che si trasmette all'esterno della sua persona senza enfasi inutile. 
Copyright: Johan Persson
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Volumnia, la madre di Caio Marzio, è un personaggio eccezionale, a mio parere. Una donna forte e combattiva, un soldato mancato a suo modo, fiera delle ferite del figlio e sicura che l'avrebbe amato anche se fosse tornato morto, purché gloriosamente: tutto questo in esatto opposto alla moglie di Coriolano, Virgilia, che come ogni moglie e madre è più preoccupata per l'incolumità di Caio Marzio. Il percorso di evoluzione di Volumnia passa da questa donna d'acciaio, decisa a far ascendere a giusta gloria il proprio figlio, a cercare di far tornare Caio sui suoi passi, quando lui decide di voltare le spalle a chi lo ha bandito da Roma dopo tanti sacrifici, non più con il polso e la determinazione, ma facendo appello al proprio figlio, all'uomo e non al soldato. Una Deborah Findlay, questa Volumnia, splendida.


Copyright: Johan Persson
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Menzione d'onore direi per Elliott Levey e Ellen Schlesinger, nei ruoli di Bruto e Sicinia (nella opera originale di Shakespeare, Sicinio), tribuni della plebe. Questi due personaggi, un po' cospiratori, un po' amanti, manipolano i pensieri e le parole della gente con la loro eloquenza e riescono nel loro intento di far capire a Caio Marzio che non sa come trattare il popolo e non sa farsi amare, e che loro sono maestri in questo. Nonostante questi ruoli così potenzialmente malvagi e antagonisti, il loro trionfo ci riempie di una ondata di entusiasmo e di vittoria.

Copyright: Johan Persson
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Altri due interpreti principali sono Peter De Jersey e Alfred Enoch (uno dei "ragazzini di Harry Potter" diventato un attore professionale e professionista), rispettivamente nei ruoli di Cominio e Tito Larzio, comandanti in capo della legione di Caio Marzio. Questi due risultano speculari quasi ad Aufidio, la parte "buona" o meglio gli alleati di Coriolano, che però peccano dello stesso difetto di Menenio: cercare di rendere Caio Marzio il politico che non è e non sarà mai, e solo per il grande rispetto e affetto che provano per lui.

Copyright: Johan Persson
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L'ensemble non è semplicemente di contorno e di supporto: nonostante gli attori si susseguano nei vari ruoli, prima di amici, confidenti, popolo, sottoposti, soldati, e luogotenenti sono fondamentali nel far scaturire nei personaggi le varie emozioni e reazioni. Una prova magistrale di tutti, mi sentirei di dire soprattutto per Rochenda Sandal, Mark Stanley (visto in Game of Thrones) e Dwane Walcott.

Copyright: Johan Persson
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Un'operazione, questa, insomma, a mio parere perfettamente riuscita, un riadattamento e non necessariamente una rilettura essendo il Coriolano di un'attualità e comprensione a livello cognitivo ed emotivo sontuosamente risonante. La prova che il teatro contemporaneo sa coinvolgere il pubblico anche con un testo di quattrocento anni, studiato nelle scuole e considerato dai più troppo pesante, troppo complesso, troppo didascalico. Una prova attoriale intensa e non facile, ma per cui personalmente non posso dirmi affatto insoddisfatta: se ho colto ciò che ho colto nonostante il mio inglese non del tutto eccelso o non abbastanza per accedere in maniera fluida a Shakespeare, è stato soprattutto grazie alle interpretazioni e all'interiorizzazione degli attori.




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