giovedì 13 marzo 2014

Da "Her" a Black mirror

Ho una cotta per Spike Jonze, sceneggiatore e regista di "Her".

Spike Jonze in tutto il suo splendore dolcioso (per l'angolo gossip segnalo che è stato sposato con Sofia Coppla)

Premessa necessaria per dire come mai ho deciso di parlare di un film che di inglese non ha nulla, ma che mi è piaciuto molto, quindi condividerò in questo spazio il mio pensiero e volendo accostarlo a una serie tv inglese (ma va?) che tratta lo stesso tema: la “deriva” tecnologia che rende sempre più stretto il rapporto uomo-macchina e che  in un futuro non lontano potrebbe portare a paradossi, a volte grotteschi. Ok, detta così sembra il solito film catastrofista alla Matrix: le macchine ci distruggeranno ecc ecc… Ma non è così.
Her è la storia di Theodore (Joaquin Phoenix), timido, dolce, impacciato e con evidenti problemi ad affrontare le relazioni con l’altro sesso che per lavoro fa quello che un tempo era definito “lo scrivano”. Lui scrive lettere per gli altri. Le detta a un computer scrivendo cose personalissime (e dolcissime) come se fossero state scritte effettivamente dal mittente che si è rivolto a lui per questo “servizio” che è fornito dal sito: beatifulhandwrittenletters.com. Un lavoro in cui è bravissimo in quanto le sue lettere sono delle vere e proprie poesie. Sa capire gli altri, entrare in contatto con loro ed esprimersi come loro si esprimerebbero. Però, e c’è ovviamente un però, mentre quando si tratta dei sentimenti degli altri, Theodore sembra a suo agio, per quanto riguarda la sua vita sentimentale è un vero e proprio disastro. E’ reduce da un divorzio doloroso e non del tutto superato e vive isolato dal mondo. Una vita alienata la sua, con un’unica amica Amy (Amy Adams irriconoscibile), anche lei con vari problemi relazionali, e immersa in un mondo asettico e futuristico dove il progresso tecnologico ha di molto facilitato la vita dell’uomo, ma l’ha anche reso più dipendente da essa e più isolato dagli altri. Quello che colpisce di questa Los Angeles del futuro (ambientata in parte nella vera Los Angeles e in parte a Shangai) è il fatto che ogni elemento futuristico è probabile e possibile, facile da immaginare per noi oggi. Ad esempio tutta l’attività lavorativa e ludica di Theodore avviene attraverso un piccolo palmare touch con il quale comunica tramite un auricolare, impartendo per lo più comandi vocali, niente di diverso da Siri della Apple per esempio.



Poster di Her (In Italia esce con il titolo "Lei")


La vita solitaria di Theodore ha una svolta quando decide di acquistare un nuovissimo sistema operativo, chiamato OS (il richiamo a iOS e alla Apple è continuo anche nell’ambiente pulito, lineare e asettico in cui si muovono i personaggi), che è un sistema che cresce ed evolve acquisendo nuove esperienze, proprio come fa un essere umano. E’ Theodore che imposta il “sesso” della voce e che imposta il suo “carattere” adeguandolo alle sue esigenze rispondendo ad alcune domande personali nel momento dell’installazione. Da questo punto in poi l’Os, che ha scelto di chiamarsi Samantha, vive di vita propria: impara, cresce, conosce persone ed altri Os, prende iniziative per conto di Theodore, compone musica per lui… insomma interagisce con lui e da lui e con lui impara a scoprire il mondo. Non ci manca molto perché Theodore se ne innamori. Lei è intelligente e divertente, un poì naïve e molto dolce. Tanto che a un certo punto lo spettatore, come Theodore, si dimentica che non è una persona in carne ed ossa ma è solo la voce di un sistema operativo. Certo, il fatto che la sua voce sia quella riconoscibilissima di Scarlett Johannsson aiuta a far dimenticare che è il computer che parla e non l’attrice stessa (in tal proposito guardatelo in lingua originale perché in italiano ha l’indecente doppiaggio di Micaela Ramazzotti). Termino qui l’analisi della trama, perché dire di più toglierebbe il gusto di guardare il film.

Citazioni fighe da Her
Ciò che mi preme sottolineare e che mi ha colpita è che la storia è narrata come una normale storia d’amore. Al di là di chi siano i protagonisti la dinamica “di coppia” si svolge esattamente allo stesso modo. Al di là delle filosofiche questioni “può una macchina provare sentimenti?” o “sarà un sentimento o si comporta così perché è stata programmata?” quello su cui viene posta l’attenzione è sempre l’uomo: le debolezze e le paure di Theodore, la sua incapacità di avere nuove relazioni dopo quella con la ex moglie, il cambiamento e la crescita di quest’ultima alla quale lui non è riuscito ad adattarsi. Lo stesso, in un certo senso, gli capiterà con Samantha e porterà a un finale amaro anche se non cupo.
Inoltre l’unico protagonista della storia, per noi è Theodore. E’ solo lui che vediamo sullo schermo –per ovvie ragioni- e Joaquin Phoenix regge benissimo un film interamente sulle sue spalle. Lui è presente in ogni scena e il suo viso, fin dalla lunghissima prima inquadratura in primo piano, è il mezzo attraverso cui noi viviamo la storia, anche empaticamente. Come succede con i clienti per i quali lui scrive le lettere, Theodore entra in contatto anche con noi e ci sentiamo fin da subito vicini a lui (specie se stiamo guardando il film al computer).
Il tutto è scritto con straordinaria delicatezza (il premio oscar alla miglior sceneggiatura originale è del tutto meritato) e accompagnato da una colonna sonora che incanta fatta di dolci ballate e malinconici pezzi al pianoforte.


Veniamo ora al collegamento con la buona cara tv inglese con la serie Black Mirror che è andato in onda su Channel 4 dal 2011 al 2013 e anche su Sky dall’ottobre 2012 e su rai 4 dal novembre 2013. 

Black mirror season 1 dvd cover.

La serie si compone di due stagioni di tre episodi ciascuna, ogni episodio ha trama e cast a se stante ma tutti seguono il fil rouge comune che è quello del black mirror che è lo schermo nero dei nostri pc, smartophone, tv e tablet che è uno specchio che riflette noi stessi e l’uso che facciamo della tecnologia.  In particolare ogni episodio estremizza, fino al limite del grottesco (limite che in certi casi viene anche superato nell’episodio  1x01 The National Anthem  che è davvero, davvero disturbante!), alcuni aspetti dell’evoluzione tecnologica e come questa possa farci cambiare come individui e come società. 
Un episodio che mi ha molto ricordato Her è l’02x01, Be right back, che racconta di come una giovane donna (Hayley Atwell) si affidi a un nuovissimo servizio tecnologico per far rivivere il marito morto (Domhnall Gleeson) attraverso un software che, leggendo tutto ciò che lui ha “lasciato” in rete (sui social o nelle mail), riproduce la sua voce e la sua personalità facendolo agire come se fosse un essere vivo e pensante (diversamente da Her qui c’è anche il servizio “clone” che ti fa arrivare a casa una specie di robot che ha la pelle, gli occhi, i peli… e tutto il resto identici all’originale e infatti lo spediscono dentro una sorta di liquido amniotico che lo preserva intatto).  
Hayley Atwell in black mirror 

Il tema di fondo è lo stesso, lo svolgimento è abbastanza diverso. Però entrambi, film e serie tv, sono da vedere, secondo me, per riflettere un attimo su rapporti umani prima che sul rapporto uomo-tecnologia. 
Io almeno sono uscita arricchita da questa visione e non guardo il computer allo stesso modo di prima.

Vi lascio il trailer della prima stagione di black mirror 



e una scena di Her con una musica al piano che adoro.


e Spike alla conferenza stampa degli oscars... la dolcezza infinita!


E Spike che riceve l'oscar... ringraziando con vocina emozionata.






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