Ho una cotta per Spike Jonze, sceneggiatore e regista di "Her".
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Spike Jonze in tutto il suo splendore dolcioso (per l'angolo gossip segnalo che è stato sposato con Sofia Coppla) |
Premessa necessaria per dire come mai ho deciso di parlare di un film che
di inglese non ha nulla, ma che mi è piaciuto molto, quindi condividerò in
questo spazio il mio pensiero e volendo accostarlo a una serie tv inglese (ma
va?) che tratta lo stesso tema: la “deriva” tecnologia che rende sempre più
stretto il rapporto uomo-macchina e che in un futuro non lontano potrebbe portare a
paradossi, a volte grotteschi. Ok, detta così sembra il solito film
catastrofista alla Matrix: le macchine ci distruggeranno ecc ecc… Ma non è così.
Her è la storia di Theodore (Joaquin Phoenix), timido,
dolce, impacciato e con evidenti problemi ad affrontare le relazioni con l’altro
sesso che per lavoro fa quello che un tempo era definito “lo scrivano”. Lui
scrive lettere per gli altri. Le detta a un computer scrivendo cose
personalissime (e dolcissime) come se fossero state scritte effettivamente dal
mittente che si è rivolto a lui per questo “servizio” che è fornito dal sito:
beatifulhandwrittenletters.com. Un lavoro in cui è bravissimo in quanto le sue
lettere sono delle vere e proprie poesie. Sa capire gli altri, entrare in contatto
con loro ed esprimersi come loro si esprimerebbero. Però, e c’è ovviamente un
però, mentre quando si tratta dei sentimenti degli altri, Theodore sembra a suo
agio, per quanto riguarda la sua vita sentimentale è un vero e proprio
disastro. E’ reduce da un divorzio doloroso e non del tutto superato e vive
isolato dal mondo. Una vita alienata la sua, con un’unica amica Amy (Amy Adams irriconoscibile),
anche lei con vari problemi relazionali, e immersa in un mondo asettico e
futuristico dove il progresso tecnologico ha di molto facilitato la vita dell’uomo,
ma l’ha anche reso più dipendente da essa e più isolato dagli altri. Quello che
colpisce di questa Los Angeles del futuro (ambientata in parte nella vera Los Angeles
e in parte a Shangai) è il fatto che ogni elemento futuristico è probabile e
possibile, facile da immaginare per noi oggi. Ad esempio tutta l’attività lavorativa
e ludica di Theodore avviene attraverso un piccolo palmare touch con il quale
comunica tramite un auricolare, impartendo per lo più comandi vocali, niente di
diverso da Siri della Apple per esempio.
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Poster di Her (In Italia esce con il titolo "Lei") |
La vita solitaria di Theodore ha una svolta quando decide di
acquistare un nuovissimo sistema operativo, chiamato OS (il richiamo a iOS e
alla Apple è continuo anche nell’ambiente pulito, lineare e asettico in cui si
muovono i personaggi), che è un sistema che cresce ed evolve acquisendo nuove
esperienze, proprio come fa un essere umano. E’ Theodore che imposta il “sesso”
della voce e che imposta il suo “carattere” adeguandolo alle sue esigenze
rispondendo ad alcune domande personali nel momento dell’installazione. Da
questo punto in poi l’Os, che ha scelto di chiamarsi Samantha, vive di vita
propria: impara, cresce, conosce persone ed altri Os, prende iniziative per
conto di Theodore, compone musica per lui… insomma interagisce con lui e da lui
e con lui impara a scoprire il mondo. Non ci manca molto perché Theodore se ne
innamori. Lei è intelligente e divertente, un poì naïve e molto dolce. Tanto
che a un certo punto lo spettatore, come Theodore, si dimentica che non è una
persona in carne ed ossa ma è solo la voce di un sistema operativo. Certo, il
fatto che la sua voce sia quella riconoscibilissima di Scarlett Johannsson
aiuta a far dimenticare che è il computer che parla e non l’attrice stessa (in
tal proposito guardatelo in lingua originale perché in italiano ha l’indecente
doppiaggio di Micaela Ramazzotti). Termino qui l’analisi della trama, perché dire
di più toglierebbe il gusto di guardare il film.
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Citazioni fighe da Her |
Ciò che mi preme sottolineare e che mi ha colpita è che la
storia è narrata come una normale storia d’amore. Al di là di chi siano i
protagonisti la dinamica “di coppia” si svolge esattamente allo stesso modo. Al
di là delle filosofiche questioni “può una macchina provare sentimenti?” o “sarà
un sentimento o si comporta così perché è stata programmata?” quello su cui
viene posta l’attenzione è sempre l’uomo: le debolezze e le paure di Theodore,
la sua incapacità di avere nuove relazioni dopo quella con la ex moglie, il
cambiamento e la crescita di quest’ultima alla quale lui non è riuscito ad
adattarsi. Lo stesso, in un certo senso, gli capiterà con Samantha e porterà a
un finale amaro anche se non cupo.
Inoltre l’unico protagonista della storia, per noi è Theodore. E’ solo lui che vediamo sullo schermo –per ovvie ragioni- e Joaquin Phoenix regge benissimo un film interamente sulle sue spalle. Lui è presente in ogni scena e il suo viso, fin dalla lunghissima prima inquadratura in primo piano, è il mezzo attraverso cui noi viviamo la storia, anche empaticamente. Come succede con i clienti per i quali lui scrive le lettere, Theodore entra in contatto anche con noi e ci sentiamo fin da subito vicini a lui (specie se stiamo guardando il film al computer).
Il tutto è scritto con straordinaria delicatezza (il premio oscar alla miglior sceneggiatura originale è del tutto meritato) e accompagnato da una colonna sonora che incanta fatta di dolci ballate e malinconici pezzi al pianoforte.
Inoltre l’unico protagonista della storia, per noi è Theodore. E’ solo lui che vediamo sullo schermo –per ovvie ragioni- e Joaquin Phoenix regge benissimo un film interamente sulle sue spalle. Lui è presente in ogni scena e il suo viso, fin dalla lunghissima prima inquadratura in primo piano, è il mezzo attraverso cui noi viviamo la storia, anche empaticamente. Come succede con i clienti per i quali lui scrive le lettere, Theodore entra in contatto anche con noi e ci sentiamo fin da subito vicini a lui (specie se stiamo guardando il film al computer).
Il tutto è scritto con straordinaria delicatezza (il premio oscar alla miglior sceneggiatura originale è del tutto meritato) e accompagnato da una colonna sonora che incanta fatta di dolci ballate e malinconici pezzi al pianoforte.
Veniamo ora al collegamento con la buona cara tv inglese con
la serie Black Mirror che è andato in onda su Channel 4 dal 2011 al 2013 e
anche su Sky dall’ottobre 2012 e su rai 4 dal novembre 2013.
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Black mirror season 1 dvd cover. |
La serie si
compone di due stagioni di tre episodi ciascuna, ogni episodio ha trama e cast
a se stante ma tutti seguono il fil rouge comune che è quello del black mirror
che è lo schermo nero dei nostri pc, smartophone, tv e tablet che è uno
specchio che riflette noi stessi e l’uso che facciamo della tecnologia. In particolare ogni episodio estremizza, fino
al limite del grottesco (limite che in certi casi viene anche superato nell’episodio 1x01 The National Anthem che
è davvero, davvero disturbante!), alcuni aspetti dell’evoluzione tecnologica e
come questa possa farci cambiare come individui e come società.
Un episodio che mi ha molto ricordato Her è l’02x01, Be right back, che racconta di come una giovane donna (Hayley Atwell) si affidi a un nuovissimo servizio tecnologico per far rivivere il marito morto (Domhnall Gleeson) attraverso un software che, leggendo tutto ciò che lui ha “lasciato” in rete (sui social o nelle mail), riproduce la sua voce e la sua personalità facendolo agire come se fosse un essere vivo e pensante (diversamente da Her qui c’è anche il servizio “clone” che ti fa arrivare a casa una specie di robot che ha la pelle, gli occhi, i peli… e tutto il resto identici all’originale e infatti lo spediscono dentro una sorta di liquido amniotico che lo preserva intatto).
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Hayley Atwell in black mirror |
Il tema di fondo è lo stesso, lo svolgimento
è abbastanza diverso. Però entrambi, film e serie tv, sono da vedere, secondo
me, per riflettere un attimo su rapporti umani prima che sul rapporto
uomo-tecnologia.
Io almeno sono uscita arricchita da questa visione e non guardo il computer
allo stesso modo di prima.
Vi lascio il trailer della prima stagione di black mirror
e una scena di Her con una musica al piano che adoro.
e Spike alla conferenza stampa degli oscars... la dolcezza infinita!
E Spike che riceve l'oscar... ringraziando con vocina emozionata.
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