lunedì 17 marzo 2014

Doctor Who: perché non ve lo potete perdere!

Lo so, lo so... chiedo umilmente perdono sin da ora, ma il blogghino sul Dottore me lo dovete concedere, mi dispiace. Oddio, non è che proprio mi dispiace, in realtà!


In poche parole vi riassumo di cosa si tratterebbe: è la serie tv fantascientifica più longeva della storia, e per la precisione il 23 novembre 2013 ha compiuto ben 50 anni (non continuativi, ma sempre 50 sono). Il protagonista è questo alieno, il Dottore del titolo, originario del pianeta Gallifrey: è un Signore del Tempo, questa la sua "razza", ed è molto simile a noi, se non per qualche piccolo dettaglio (ha infatti due cuori!). Il Dottore viaggia nel tempo e nello spazio grazie alla sua astronave, che ha la particolarità di essere più grande all'interno che all'esterno, e di potersi cammuffare per mimetizzarsi con l'esterno. Purtroppo, o per fortuna, è rimasta bloccata nella forma di una cabina telefonica della polizia, di quelle che si trovavano ovunque in Gran Bretagna fino agli anni 60. Si chiama T.A.R.D.I.S.: Time and Relative Dimensions in Space, e sì, è "femmina". Raramente viaggia solo, e si porta sempre dietro dei "compagni" o "companion": generalmente donne, giovani e carine quanto forti e intelligenti, ma anche uomini coraggiosi e simpatici. La particolarità del Dottore è la capacità di rigenerarsi, e può farlo 12 volte in un ciclo di vita: quando sta per morire può attivare una sorta di processio biologico per "rinascere" in un nuovo corpo e continuare ad esplorare l'universo.

Undici Dottorini salterini
Questo è il succo più ristretto che vi potevo dire. 
Doctor Who è una serie in cui virtualmente è possibile fare di tutto, da una scena nell'antica Roma ad una in una nave futuristica, passando per Versailles e la Londra dei giorni nostri. È praticamente rinnovabile all'infinito: quando l'attore principale ha finito il suo ciclo, basta prenderne un altro, e così i companion. È il prodotto dalle potenzialità esponenziali, costosissimo ma bello anche con pochi spiccioli, basato sul cambiamento continuo, se non per i fondamentali, e per questo soverchia il cliché per cui se cambi cast o cambi soggetto, la tua serie è morta. È un'idea geniale e un business da sogno (come direbbe Briatore).

Crozza-Briatore, forse nell'armadio della TARDIS
Ed ecco che qui mi direte: e la magagna? Beh, signore e signori, questa è la BBC. Ci faranno anche i soldi, ma sfruttano se non altro una serie di punta per fare cose belle. Doctor Who è associato a programmi educativi nelle scuole (era stato lanciato, ad esempio, un concorso di scrittura per le classi elementari), incoraggia la lettura, fa conoscere la storia (e gli inglesi sono bravi con queste cose, basti pensare a Horrible Histories).

Soldi! Soldi! Soldi! cantava la canzone.
Ma, arrivando al punto, cosa è in realtà, per il pubblico, il Dottore?
Il Dottore è un eroe che può fare di tutto. Può farti incontrare degli eroi del passato, può portarti nel futuro più impensabile, può persino farti tornare in tempo per tè... forse. Ti rende curioso, ti fa chiedere il perché delle cose, ti aiuta ad arricchirti mentalmente e personalmente. Sa farti capire quanto sei importante, anche se sei solo una goccia nell'oceano, una molecola nell'universo. Non si batte con la violenza, ma con l'intelligenza. Non ha superpoteri, ma ha due cuori, per amare un po' di più. 
Credo che, per me, sia qualcosa che mi aiuta a vivere meglio, anche se "è solo televisione". Mi fa sognare, mi fa credere in me stessa, mi da la capacità di fare tante cose che prima non avrei neanche considerato. Insomma, trovo che sia una cosa bellissima! E quindi vi consiglio di guardarlo, perché le cose belle aiutano le persone a creare cose belle per la generazione futura, e ne abbiamo bisogno (soprattutto dopo il ciofecone di Sorrentino!).

900 anni nel tempo e nello spazio e non ho mai incontrato nessuno che non fosse importante <3
Vi lascio alla descrizione più bella di un personaggio che si possa sentire, e che dovrebbe credo incuriosirvi e farvi riflettere sui nostri modelli ed eroi. Ecco una traduzione:

"È difficile parlare dell'importanza di un eroe immaginario. Gli eroi sono importanti, gli eroi ci dicono qualcosa su noi stessi. I libri di storia ci dicono chi eravamo e i documentari ci dicono chi siamo ora, ma gli eroi ci dicono chi vogliamo essere. E molti dei nostri eroi mi deprimono. Ma quando hanno creato questo eroe, in particolare, non gli hanno dato un'arma da fuoco. Gli hanno dato un cacciavite, per riparare le cose. Non gli hanno dato un carro armato o una macchina da guerra o un X wing, gli hanno dato una cabina con un telefono per chiamare aiuto. E non gli hanno dato un superpotere o orecchie a punta o un raggio di calore, gli hanno dato un cuore in più. Gli hanno dato due cuori, e questa è una cosa straordinaria. Non ci sarà mai un momento in cui non avremo bisogno di un eroe come il Dottore"
Trovate il video a questo link

domenica 16 marzo 2014

Morte a Pemberley: in verità vi dico che non fa così schifo!


Copertina italiana del romanzo, edito da Mondadori

 By SisterOfDemons
Dopo aver sentito peste e corna di Morte a Pemberley, complice anche la serie TV in tre parti targata BBC che invece è molto carina, mi sono armata di libro, pazienza e cattive intenzioni, pronta a stroncare questo "ennesimo oltraggio" alla memoria di Jane Austen, sempre sia lodata.
Quello che invece ho trovato è stato un romanzo scorrevole, certamente non brillante per originalità e lontano duemila anni luce dall'opera da cui prende spunto, ma comunque piacevole da leggere (ci ho messo un paio d'orette).
Non sto qui a raccontare la trama, basti sapere che Morte a Pemberley si prefigge di essere un sequel di Orgoglio e Pregiudizio, pertanto ritroviamo i medesimi protagonisti, con l'aggiunta di qualche personaggio originale che, devo ammettere, P. D. James è riuscita perfettamente a "incastrare" nella vicenda. La storia si svolge sei anni dopo il matrimonio di Elizabeth e Darcy, che ritroviamo con prole al seguito, immersi in una vita coniugale felice e paciosa, ma sempre con lo spettro di una qualche "questione irrisolta" tra i signori Darcy e i coniugi Wickham. Dopo un capitolo iniziale in cui si fa il punto sulla situazione matrimoniale delle sorelle Bennet, si passa subito all'azione, con un evento tragico che arriva a Pemberley a sconvolgere i piani dei padroni di casa, che poveracci, volevano solo dare un ballo.
Matthew Goode-Wickham, Darcy, Elizabeth e Jenna Coleman-Lydia
In tutta sincerità mi danno fastidio queste spiccate manifestazioni di epigonismo, determinate opere sono uniche e irripetibili e a primo impatto si potrebbe dedurre che solo un pazzo senza coscienza potrebbe avere il coraggio di cimentarsi in tale impresa, destinata già in partenza ad essere un fallimento. Orgoglio e Pregiudizio certamente vanta numerosissime trasposizioni apocrife, con varie gradazioni di demenzialità e bruttezza, ma un sequel diretto sembra quantomeno un gesto azzardato.
Sono state rilevate numerose pecche e altrettanti difetti, su tutti il fatto che i personaggi sarebbero snaturati del loro spirito originale, che per esempio Elizabeth e Darcy siano solo delle pallide copie dei loro corrispettivi austeniani e via discorrendo. In parte è certamente vero, ma se volessi addentrarmi in tale disquisizione occorrerebbero fiumi di inchiostro e almeno quindici ore di dibattito, pertanto non mi pare il caso. Quello che posso dire in difesa del romanzo è che certamente i personaggi sono differenti, credo che nessuno con un minimo di ragionevolezza si aspettasse di ritrovare la Austen nel libro della James, ma nemmeno per sogno. Personalmente sapevo benissimo a cosa andavo incontro leggendolo, ero veramente consapevole di avere tra le mani nulla più che un piacevole mezzo di divertimento.
Ho letto in giro che questo libro era un oltraggio, un insulto, una catastrofe, una piaga per l'umanità, un crimine contro la letteratura...insomma, avete capito. 
Niente di tutto ciò.
L'autrice stessa ci tiene a informare il lettore di non avere la pretesa di avvicinarsi nemmeno lontanamente alla Austen, scherzosamente le chiede anche scusa per aver inserito dettagli che la Jane avrebbe gradito sicuramente pochissimo.
Secondo la mia personalissima e di sicuro contestabile opinione, Morte a Pemberley è niente di più di uno sfizio che un'anziana e prolifica scrittrice come la James si è voluta togliere. Insomma, questo libro è un'enorme fanfiction, leggera e divertente, che fa la sua porca figura e assolve il suo onesto compito, intrattenendo il lettore annoiato. 
Eleanor Tomlinson-Georgiana e James Norton-Henry Alveston
Non sono proprio riuscita ad odiare questo libro, nonostante fossi partita veramente carica di cattiveria. Forse il succo della questione è che mi sono dedicata alla lettura con delle aspettative che rasentavano lo zero assoluto e con inciso in testa il fatto che NON stavo leggendo Jane Austen. La realtà è che è estremamente difficile deludere le aspettative quando di aspettative non se ne hanno, me ne rendo conto, quindi in questo modo ho potuto procedere in tutta tranquillità e godermi una vicenda simpatica e ho potuto apprezzare Georgiana Darcy e il suo spasimante Henry Alveston in tutta la loro estrema pucciosità. L'avvocatuccio in questione è una personcina che si fa amare, costruito a tavolino appositamente per rispondere alle esigenze di Miss Darcy e anche l'unico a cui viene dedicato un pizzico di impegno e che pertanto viene dotato di introspezione psicologica, seppur non del tutto entusiasmante.
Ma mi spingerò oltre, dicendo che non solo la James ha fatto bene il suo compitino togliendosi il suo sfizietto personale, ma che ha anche avuto l'enorme merito di limitare al minimo la molesta presenza di Lydia e di eliminare quasi del tutto Mrs Bennet, che viene nominata spesso, ma che non appare mai.
Poi è ovvio, i personaggi si mostrano in tutta la loro bidimensionalità, alcuni sono veramente l'inspidità fatta persona, come nel caso dei coniugi Bingley, che infatti molto saggiamente sono stati quasi del tutto eliminati dalla summenzionata serie BBC. Questa scarsa cura per il background si spiega chiaramente con il fatto che i protagonisti sono tutti conosciuti e che nessuno che non ha letto/visto Orgoglio e Pregiudizio si farebbe mai passare per l'anticamera del cervello l'idea di comprarsi Morte a Pemberley. In conclusione mi sento di dire che il mio pomeriggio l'ho felicemente occupato con una letturina per niente impegnativa o pretenziosa, se vogliamo anche stupidella, ma che non ha la minima presunzione di paragonarsi all'originale, essendo semplicemente un grazioso omaggio. Le tre puntate di Death comes to Pemberley della BBC sono di certo ben più strutturate e approfondite, essendo questo uno di quei rari casi in cui la trasposizione televisiva supera la sua fonte. Tutto ciò sicuramente anche grazie alla presenza di un cast di tutto rispetto, con la conferma che anche dai progetti tutto sommato poco entusiasmanti, se posti in mani capaci, può venir fuori qualcosa di buono.

Matthew Rhys-Darcy e Anna Maxwell Martin-Elizabeth


giovedì 13 marzo 2014

Da "Her" a Black mirror

Ho una cotta per Spike Jonze, sceneggiatore e regista di "Her".

Spike Jonze in tutto il suo splendore dolcioso (per l'angolo gossip segnalo che è stato sposato con Sofia Coppla)

Premessa necessaria per dire come mai ho deciso di parlare di un film che di inglese non ha nulla, ma che mi è piaciuto molto, quindi condividerò in questo spazio il mio pensiero e volendo accostarlo a una serie tv inglese (ma va?) che tratta lo stesso tema: la “deriva” tecnologia che rende sempre più stretto il rapporto uomo-macchina e che  in un futuro non lontano potrebbe portare a paradossi, a volte grotteschi. Ok, detta così sembra il solito film catastrofista alla Matrix: le macchine ci distruggeranno ecc ecc… Ma non è così.
Her è la storia di Theodore (Joaquin Phoenix), timido, dolce, impacciato e con evidenti problemi ad affrontare le relazioni con l’altro sesso che per lavoro fa quello che un tempo era definito “lo scrivano”. Lui scrive lettere per gli altri. Le detta a un computer scrivendo cose personalissime (e dolcissime) come se fossero state scritte effettivamente dal mittente che si è rivolto a lui per questo “servizio” che è fornito dal sito: beatifulhandwrittenletters.com. Un lavoro in cui è bravissimo in quanto le sue lettere sono delle vere e proprie poesie. Sa capire gli altri, entrare in contatto con loro ed esprimersi come loro si esprimerebbero. Però, e c’è ovviamente un però, mentre quando si tratta dei sentimenti degli altri, Theodore sembra a suo agio, per quanto riguarda la sua vita sentimentale è un vero e proprio disastro. E’ reduce da un divorzio doloroso e non del tutto superato e vive isolato dal mondo. Una vita alienata la sua, con un’unica amica Amy (Amy Adams irriconoscibile), anche lei con vari problemi relazionali, e immersa in un mondo asettico e futuristico dove il progresso tecnologico ha di molto facilitato la vita dell’uomo, ma l’ha anche reso più dipendente da essa e più isolato dagli altri. Quello che colpisce di questa Los Angeles del futuro (ambientata in parte nella vera Los Angeles e in parte a Shangai) è il fatto che ogni elemento futuristico è probabile e possibile, facile da immaginare per noi oggi. Ad esempio tutta l’attività lavorativa e ludica di Theodore avviene attraverso un piccolo palmare touch con il quale comunica tramite un auricolare, impartendo per lo più comandi vocali, niente di diverso da Siri della Apple per esempio.



Poster di Her (In Italia esce con il titolo "Lei")


La vita solitaria di Theodore ha una svolta quando decide di acquistare un nuovissimo sistema operativo, chiamato OS (il richiamo a iOS e alla Apple è continuo anche nell’ambiente pulito, lineare e asettico in cui si muovono i personaggi), che è un sistema che cresce ed evolve acquisendo nuove esperienze, proprio come fa un essere umano. E’ Theodore che imposta il “sesso” della voce e che imposta il suo “carattere” adeguandolo alle sue esigenze rispondendo ad alcune domande personali nel momento dell’installazione. Da questo punto in poi l’Os, che ha scelto di chiamarsi Samantha, vive di vita propria: impara, cresce, conosce persone ed altri Os, prende iniziative per conto di Theodore, compone musica per lui… insomma interagisce con lui e da lui e con lui impara a scoprire il mondo. Non ci manca molto perché Theodore se ne innamori. Lei è intelligente e divertente, un poì naïve e molto dolce. Tanto che a un certo punto lo spettatore, come Theodore, si dimentica che non è una persona in carne ed ossa ma è solo la voce di un sistema operativo. Certo, il fatto che la sua voce sia quella riconoscibilissima di Scarlett Johannsson aiuta a far dimenticare che è il computer che parla e non l’attrice stessa (in tal proposito guardatelo in lingua originale perché in italiano ha l’indecente doppiaggio di Micaela Ramazzotti). Termino qui l’analisi della trama, perché dire di più toglierebbe il gusto di guardare il film.

Citazioni fighe da Her
Ciò che mi preme sottolineare e che mi ha colpita è che la storia è narrata come una normale storia d’amore. Al di là di chi siano i protagonisti la dinamica “di coppia” si svolge esattamente allo stesso modo. Al di là delle filosofiche questioni “può una macchina provare sentimenti?” o “sarà un sentimento o si comporta così perché è stata programmata?” quello su cui viene posta l’attenzione è sempre l’uomo: le debolezze e le paure di Theodore, la sua incapacità di avere nuove relazioni dopo quella con la ex moglie, il cambiamento e la crescita di quest’ultima alla quale lui non è riuscito ad adattarsi. Lo stesso, in un certo senso, gli capiterà con Samantha e porterà a un finale amaro anche se non cupo.
Inoltre l’unico protagonista della storia, per noi è Theodore. E’ solo lui che vediamo sullo schermo –per ovvie ragioni- e Joaquin Phoenix regge benissimo un film interamente sulle sue spalle. Lui è presente in ogni scena e il suo viso, fin dalla lunghissima prima inquadratura in primo piano, è il mezzo attraverso cui noi viviamo la storia, anche empaticamente. Come succede con i clienti per i quali lui scrive le lettere, Theodore entra in contatto anche con noi e ci sentiamo fin da subito vicini a lui (specie se stiamo guardando il film al computer).
Il tutto è scritto con straordinaria delicatezza (il premio oscar alla miglior sceneggiatura originale è del tutto meritato) e accompagnato da una colonna sonora che incanta fatta di dolci ballate e malinconici pezzi al pianoforte.


Veniamo ora al collegamento con la buona cara tv inglese con la serie Black Mirror che è andato in onda su Channel 4 dal 2011 al 2013 e anche su Sky dall’ottobre 2012 e su rai 4 dal novembre 2013. 

Black mirror season 1 dvd cover.

La serie si compone di due stagioni di tre episodi ciascuna, ogni episodio ha trama e cast a se stante ma tutti seguono il fil rouge comune che è quello del black mirror che è lo schermo nero dei nostri pc, smartophone, tv e tablet che è uno specchio che riflette noi stessi e l’uso che facciamo della tecnologia.  In particolare ogni episodio estremizza, fino al limite del grottesco (limite che in certi casi viene anche superato nell’episodio  1x01 The National Anthem  che è davvero, davvero disturbante!), alcuni aspetti dell’evoluzione tecnologica e come questa possa farci cambiare come individui e come società. 
Un episodio che mi ha molto ricordato Her è l’02x01, Be right back, che racconta di come una giovane donna (Hayley Atwell) si affidi a un nuovissimo servizio tecnologico per far rivivere il marito morto (Domhnall Gleeson) attraverso un software che, leggendo tutto ciò che lui ha “lasciato” in rete (sui social o nelle mail), riproduce la sua voce e la sua personalità facendolo agire come se fosse un essere vivo e pensante (diversamente da Her qui c’è anche il servizio “clone” che ti fa arrivare a casa una specie di robot che ha la pelle, gli occhi, i peli… e tutto il resto identici all’originale e infatti lo spediscono dentro una sorta di liquido amniotico che lo preserva intatto).  
Hayley Atwell in black mirror 

Il tema di fondo è lo stesso, lo svolgimento è abbastanza diverso. Però entrambi, film e serie tv, sono da vedere, secondo me, per riflettere un attimo su rapporti umani prima che sul rapporto uomo-tecnologia. 
Io almeno sono uscita arricchita da questa visione e non guardo il computer allo stesso modo di prima.

Vi lascio il trailer della prima stagione di black mirror 



e una scena di Her con una musica al piano che adoro.


e Spike alla conferenza stampa degli oscars... la dolcezza infinita!


E Spike che riceve l'oscar... ringraziando con vocina emozionata.